Di ritorno da Vinitaly vi spiego perchè c’è bisogno di più wine-tellers

© Foto Veronafiere-ENNEVI

Durante l’ultimo Vinitaly ho partecipato a Young to Young un evento che metteva a confronto giovani produttori del vino con  giovani comunicatori di settore. Dovevo fare quello che mi piace di più: il wine-teller, raccontare un vino e chi lo produce. Dovevamo parlare nei nostri blog di uno dei giovani produttori, quello che secondo noi avesse la storia più bella. Ho partecipato volentieri perchè il mio lavoro sarebbe stato giudicato da un team di esperti e il vincitore non sarebbe stato decretato dal numero di likes ricevuto sui social network.

Nella mia sessione potevo scegliere tra 3 giovani produttori di varie zone d’Italia. Tutti e tre erano molto in gamba e avevano delle bellissime storie da raccontare, ma tra tutti  una mi ha colpito in particolar modo. Ho scelto di parlare di Elena Casadei, una ragazza che viene da un famiglia di produttori di vino, quindi una che avrebbe potuto tranquillamente continuare a fare il vino come già stanno facendo i suoi genitori. Avrebbe avuto una autostrada spianata davanti a sè e invece a lei del mondo del vino (fino ad un certo punto della vita) non gliene fregava proprio niente. Poi ad un tratto Elena per necessità ha cominciato a impegnarsi in cantina. Allora  e solo allora è scattato l’amore e ha deciso di cambiare diverse cose e ha cominciato a invecchiare i suoi vini nelle anfore. Vi link il post.

Perchè vi sto raccontando tutto questo quando vi ho già parlato della sua storia un paio di post fa? Ora ve lo spiego, perchè è un ragionamento un po’ articolato.

Ho fatto questa premessa per dire che nel mondo del vino si parla spesso di vino ovviamente, dimenticando però tutto quello che sta prima del bicchiere che abbiamo in mano. Ho partecipato a decine e decine di degustazioni guidate, ho imparato a degustare i vini, a capire colori, profumi, sentori, difetti e pregi. So cosa sono gli archetti, so definire i colori del vino, so spiegare il tannino o l’acidità a chi non le conosce. Ma è davvero questo quello che importa? Mi spiego meglio: è davvero questo quello che interessa sapere a chi sta per bere un bicchiere di vino?

Io sono stanco di partecipare a degustazioni guidate in cui il sommelier di turno mi dice che un vino sa di seconda fioritura di ginestra (mi è capitato davvero). Oppure di pietra focaia… Che diavolo di sapore ha la pietra focaia? Oppure di sentirmi dire che un vino sa di cuoio, ma chi ha mai mangiato o anche solo leccato una sella di cuoio? Le persone sono stanche di fare degustazioni dove chi le guida le tiene solo per sè stesso, per dimostrare quanto sia bravo e competente. La competenza è sicuramente importante, ma basta con i sommelier che sono attenti solo a lustrare e guardare il proprio taste vin. Chi sta per bere un bicchiere di vino vuole sapere cosa sta per bere, essere aiutato a capire i profumi e le caratteristiche di quel vino ma vuole, giustamente, sapere anche altro. E questo, secondo me, lo può fare solo un story teller del vino, cioè un wine-teller.

Perchè c’è bisogno di più wine-tellers

Mi rendo sempre più conto che le persone vogliono sapere le storie, vogliono lasciarsi affascinare e conquistare dalle storie dei vignaioli. E’ bellissimo scoprire un terreno, il lavoro di un uomo in vigna, il sogno di una stagione intera e ritrovarsi tutto nel bicchiere che abbiamo davanti. Spiegare un vino oggi non credo che possa prescindere oggi dal raccontare il vino stesso e tutto quello che intorno a quel vino ruota. Dalla scelta del design dell’etichetta, alla passeggiata che il vignaiolo fa la mattina tra le vigne con la rugiada.

Non ce l’ho con i sommeliers, loro fanno un lavoro egregio. Io peraltro ho una formazione da sommelier. Ma sono sempre più convinto che per parlare in modo completo dei vini sia necessario andare oltre quel tipo di formazione. E qui entra in campo il wine-teller. Se voglio che qualcuno si appassioni ad un vino non posso parlare in modo esclusivamente tecnico, perchè altrimenti quella persona non la rivedrò mai più. Le persone vogliono sognare, vogliono immaginare come sia magari la Provenza da dove viene il vino, non sapere la percentuale del merlot o del cabernet. Di quello non gliene frega niente.

Vedo molte persone che si autodefiniscono winelovers. Non  credo certo basti farsi una foto con un calice in mano e postarla su instagram per guadagnarsi questo appello. Ma queste sono persone che guardano con interesse al mondo del vino, magari da neofiti oppure con le idee molto confuse. Ecco, a tutte queste persone bisogna parlare a cuore aperto, come si fa quando si parla di una passione e senza salire su di un piedistallo.

Per la cronaca, raccontando il vino in anfora di Elena Casadei, ho vinto la mia sessione a Young to Young. Sono stato premiato in un pranzo di gala l’ultimo giorno di Vinitaly e mi ha fatto enormemente piacere. Ho parlato molto della sua storia e di quanto mi fosse piaciuta, sono stato invece un po’ più vago sul suo buonissimo syrah..

Ho vinto per il mio “storytelling efficace“. Perchè mai come ora c’è bisogno di wine-teller!

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