Vinitaly 2017, le mie considerazioni

Anche quest’anno ho avuto il piacere di partecipare a Vinitaly. Due giorni pieni come non mai a correre tra un padiglione e l’altro, passare dalla Toscana al Piemonte o dal Veneto alla Sicilia nel giro di 10 minuti, è una prova impegnativa. Ma io l’ho fatto volentieri.  Scherzi a parte (e maratone a parte..) io amo davvero Vinitaly, non tanto per il vino (cioè sì, anche per quello!) ma proprio per la possibilità di conoscenza che solo qui si può trovare.

Se una manifestazione si ripete anno dopo anno, per 51 anni, non stiamo parlando di un evento, un qualcosa che capita una volta e non succede più. Vinitaly ormai è il luogo e lo spazio dove il vino italiano si mostra e si fa apprezzare agli italiani, ma sempre più anche all’estero. Ormai i nostri vini varcano sempre più spesso le nostre frontiere e arrivano a mercati anche lontanissimi. Sono molti i buyers stranieri che vengono a Verona per fare acquisti,  vi posso garantire che in questi due giorni ne ho visti molti.

Tre sono le scelte che hanno reso vincente questa manifestazione metto sicuramente: la stretta sui biglietti, il potenziamento del Vinitaly and the City in centro per gli appassionati e la semplicità di raggiungere i padiglioni FIVI e ViVit. In fiera finalmente si riusciva a camminare e parlare con i produttori senza la marea di curiosi e semplici amatori degli anni precedenti. Non è per snobismo o cattiveria, ma il vino amo berlo senza dubbio, ma me lo voglio far raccontare da chi lo produce! E se sono pressato al bancone ho solo voglia di andarmene il prima possibile. Per la prima volta, quest’anno, si riusciva a scambiare parole ed opinioni con i produttori, c’era davvero quello scambio che, a mio avviso, è fondamentale per chi deve comunicare il vino. Io  sono un sommelier AIS (in congedo ormai) so riconoscere profumi e sentori anche da solo, ma solo il produttore mi può raccontare il terreno che trovo in quel bicchiere: io voglio che mi descriva le colline, gli impianti, il sole e tutto quello che rende il suo vino unico!

 

Cose buone che ho bevuto.

Per voi ho passato in rassegna tante aziende, sono andato a trovare amici e ho conosciuto persone che sono sicuro che amici diventeranno! Vi faccio una classifica, non in ordine eh, delle cose buone che ho bevuto così se volete (e secondo me dovreste!) ve le andate a cercare!

  • Passerina Ciù Ciù: siamo nelle Marche, in provincia di Ascoli, infatti la Passerina è uno dei vitigni storici di questa regione. Il vino ha davvero un bel colore, giallo intenso che riflessi dorati che ti fanno già subito venire voglia di bere. I sentori e i sapori di fiori sono eleganti ma intensi. Questa Passerina è davvero gradevolissima, provare per credere!
  • Pinot Grigio di Felluga: cambio al volo di regione e voliamo in Fiuli. Questa non è una scoperta per me, ma una certezza! Uno dei miei vini preferiti di sempre e si è confermato all’altezza dei miei ricordi e delle mie aspettative!
  • Mionetto! Tutti conoscerete questo Prosecco, uno dei colossi del vino veneto. Quest’anno compie 130 anni e ha realizzato una bottiglia celebrativa. Il prosecco è sempre ottimo, con i suoi caratteristici sentori di frutta acerba e le bollicine delicate. E’ perfetto sempre, del resto chi può dire di no ad un bicchiere di Prosecco?
  • Cuvée Secrete di Arnaldo Caprai: Umbria! Questo è un vino misterioso, perchè ogni anno cambiano i vitigni, in base ai risultati dell’annata. Quest’anno è molto profumato, fresco, leggermente acido. Chissà magari c’è del trebbiano spoletino o del sauvignon..
  • Grappa Nonino: Friuli Again. Le sorelle Nonino sono semplicemente stupende! Hanno realizzato un evento con il barman dell’hotel Gritti di Venezia che ha realizzato una serie di cocktail con la grappa. Quindi grappa a inizio pasto e pure a fine pasto. Perfetto, no?
  • Tenute di Fraternita: Toscana. Qui gioco in casa, è un’azienda di Arezzo, casa mia. La cosa bella è che la Fraternità è una realtà che esiste da 800 anni ad Arezzo e produce vini nei terrei che nei secoli gli aretini hanno lasciato in eredità. Passate a berli oppure venite a comprarli ad Arezzo, che un giro in Toscana ci sta sempre bene!
  • Jasci e Marchesini: Abruzzo. Janù è la rivincità del Montepulciano d’Abruzzo. Un vitigno che per molti anni è stato ingiustamente snobbato. Adesso che non viene più usato come vino da taglio, ha una sua struttura e dei profumi eccellenti. Benvenuto tra i grandi vini italiani.

Potrei continuare consigliando i doverosi pellegrinaggi nella zona dei baroli o del Chianti Classico. Li andate sempre, che non fai mai male, ma il mio consiglio per questo e per i prossimi Vinitaly è quello di dividere il vostro tempo a metà.  Andate dai produttori che già conoscere per conoscere le loro nuove annate, ma ritagliatevi del tempo per conoscere vini, vitigni e zone di produzione che non conoscete!

Ci vediamo l’anno prossimo?

 

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